Il commercio online tramite un e-commerce è stato disciplinato in Italia con l’attuazione della Direttiva 2000/31 che si esprime nel D. Lgs. 70/2003. All’interno del riferimento di Legge sono riportate tutte le norme e le garanzie che chi vuole aprire un e-commerce deve conoscere per poter prendere le proprie decisioni nella maniera più consapevole possibile. Tra gli obblighi previsti per il proprietario di un sito che vende prodotti o servizi online c’è anche la partita IVA, sebbene ci siano dei casi in cui è possibile farne a meno.
Come vendere online senza partita IVA
Per poter comprendere come vendere online senza partita IVA bisogna delimitare il perimetro normativo entro il quale lo si può fare. Una premessa è d’obbligo: è severamente vietato avviare un’attività economica continuativa che preveda l’organizzazione di strumenti, persone e di una struttura senza aprire una partita iva (sia per come persona fisica, sia come ditta individuale, sia come S.r.l.).
L’unico modo che si ha per vendere online senza partita IVA è avere un’attività temporanea, ossia non continuativa. L’esempio emblematico è quello dei temporary shop: questa forma consente di godere di uno spazio virtuale ed effettuare commercio online legalmente. Questa soluzione temporanea consente di sondare il mercato e poter valutare la possibilità di procedere con un’attività continuativa aprendo poi una partita IVA
Allo stesso modo si può valutare la possibilità dei marketplace, ossia piattaforme dove è consentito vendere o acquistare prodotti di svariate categorie. Questi spazi virtuali sono frequentati da milioni di utenti che visualizzano i prodotti messi in vendita da altri utenti (privati e aziende): è opportuno ricordare che la maggior parte dei marketplace applica una commissione (tra il 3% - 4%) sulla transazione eseguita a titolo di intermediazione dell’attività svolta.
Quando è necessaria la partita IVA
La partita IVA è obbligatoria ogni volta che l’attività di un e-commerce è continuativa nel tempo.
È opportuno sottolineare che questo adempimento è necessario non solo per le vendite nel mercato italiano, ma anche per quelle intracomunitarie e extra-UE, con particolari regolamentazioni da rispettare in base alla destinazione dei beni o servizi.
Il codice ATECO, ossia quella sequenza numerica che identifica l'attività economica svolta dall'impresa, può variare in base alla tipologia di prodotti o servizi offerti. Generalmente, le attività di commercio al dettaglio tramite internet rientrano sotto la sezione "G - Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli", ma è fondamentale individuare il codice specifico che meglio descrive l'attività, anche ai fini dell'iscrizione al Registro delle Imprese e per eventuali agevolazioni fiscali.
Al momento dell’apertura della partita IVA, l'imprenditore deve scegliere il regime fiscale più adatto e conveniente alla propria attività, considerando i volumi d’affari stimati, la tipologia di prodotti venduti e i mercati nei quali desidera operare. Esistono regimi facilitati per le piccole imprese o i neo-imprenditori, come il regime forfettario, che offre vantaggi fiscali sotto certe soglie di ricavi: tuttavia è opportuno rivolgersi ad un commercialista per poter compiere una scelta consapevole e informata, oltre che vantaggiosa dal punto di vista fiscale.
Al tempo stesso, bisogna ricordare che la partita IVA obbliga all'emissione di fatture per ogni pagamento ricevuto. Nel caso dell'e-commerce, la fatturazione elettronica diventa uno strumento obbligatorio per le vendite verso altri possessori di partita IVA, mentre rimangono specifiche modalità per i consumatori finali.
Tra gli adempimenti che si accompagnano all’apertura della partita IVA c’è anche l’iscrizione al registro delle imprese presso la Camera di Commercio competente, fornendo tutte le informazioni relative all'attività svolta.
Quando una vendita online può definirsi occasionale?
La differenza sostanziale tra quando si può aprire un e-commerce con partita iva o senza risiede, come abbiamo già detto, nell’ occasionalità dell’attività che si vuole portare avanti.
Ma cosa si intende esattamente per vendita occasionale? Secondo quanto affermato dalla normativa vigente, una vendita online si può definire occasionale quando:
non è sistematica, ossia non è inserita nel contesto di un’offerta continuativa e programmata nel tempo. Questo implica che le transazioni non debbano avvenire in maniera regolare o frequente, né siano supportate da un’organizzazione commerciale dedicata;
non è abituale, nel senso della reiterazione dell’azione di vendita. Nel caso delle vendite occasionali tramite e-commerce, le transazioni non sono costanti nel tempo;
non viene portata avanti da persone con specifiche competenze nel settore di riferimento della merce venduta. Questo significa che le vendite vengono condotte senza il supporto di studi di mercato, campagne pubblicitarie o strategie commerciali di varia natura;
Inoltre, è opportuno sottolineare che le vendite online occasionali godono di un regime fiscale semplificato rispetto a quelle sistematiche. Specificamente, i ricavi derivanti da vendite occasionali tramite e-commerce non necessitano dell'apertura di una partita IVA, a meno che non superino il limite stabilito dalla normativa vigente per la definizione di occasionalità, il quale può variare e pertanto richiede una verifica aggiornata.
Tuttavia, è importante sottolineare che i proventi ottenuti da vendite occasionali devono comunque essere dichiarati ai fini IRPEF nell'ambito della dichiarazione dei redditi annuale, nella sezione dedicata ai redditi diversi, seppur possano essere esclusi dall'IVA.
Al tempo stesso, oltre a distinguere tra attività occasionali e continuative, bisogna tenere in considerazione quelle che possono essere definite come attività economiche autonome. Quest'ultima situazione richiede l'assolvimento di obblighi fiscali e amministrativi più complessi, come l'apertura della partita IVA, l'iscrizione al Registro delle Imprese e l'adeguamento alle normative specifiche per il commercio elettronico.
Le implicazioni di scegliere tra aprire un e-commerce senza partita, ossia con la prospettiva di portare avanti un’attività occasionale e non sistematica, oppure con partita iva si ripercuotono sull’intera struttura del business, inclusa la parte relativa ai costi. In particolare, l’imprenditore deve porre grande attenzione ai sistemi di pagamento impostati sul sito, in modo da poter trovare la soluzione più flessibile e vantaggiosa possibile.
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