La normativa e-commerce italiana ha svariati riferimenti, primo tra la Legge Bersani (D.lgs. 114/98) nella quale era presente già una prima definizione di commercio digitale, sebbene mancassero ancora la maggior parte delle caratteristiche che oggi conosciamo.
È con il D.lgs. 185/99 sulla protezione dei consumatori in materia di contratti a distanza che viene definito in maniera più completa la vendita a distanza come qualsiasi contratto che ha per oggetto beni o servizi, e inizia e conclude tramite una o più tecniche di comunicazione (esclusivamente a distanza). Seguono il D.lgs. 70/2003, che Integra la direttiva 2000/31/CE, che disciplina alcuni aspetti giuridici relativi ai servizi del commercio elettronico e la direttiva 2020/284, che modifica la Direttiva IVA 2006/112/CE
Appare evidente, quindi, che aprire un e-commerce rispettando la normativa vigente presupponga non solo la conoscenza della materia legale, ma anche la capacità da parte dell’imprenditore di avvalersi di collaboratori e strumenti adeguati all’attività che dovrà svolgere.
Come avviare l'attività
Il punto di partenza per creare un e-commerce di successo è seguire le regole previste dalla legge italiana proprio dal momento della sua creazione tenendo presente che, secondo la normativa e-commerce, avviare un’attività di commercio elettronico significa, prima di tutto, mettere in atto delle transazioni di beni e servizi tramite l’uso di internet.
D’altra parte, la definizione stessa di e-commerce comprende un insieme assai diversificato di attività che vanno dalla commercializzazione di beni e servizi, alla distribuzione di contenuti digitali online e alle transazioni finanziarie di borsa per via elettronica. Sebbene molto diverse, tutte queste pratiche avvengono tramite uno scambio tra professionisti nel caso di un e-commerce B2B o tra professionisti e consumatori, nel caso di un e-commerce con target B2C.
Una volta compresa la tipologia di attività che si vuole svolgere è necessario procedere con una serie di adempimenti burocratici:
- inviare la SCIA, ossia la segnalazione certificata di inizio attività, attraverso lo sportello unico delle attività produttive (SUAP);
- aprire una posizione INAIL attraverso il supporto di un consulente del lavoro;
- iscrivere all’INPS i dipendenti e i lavoratori esterni;
- richiedere e attivare la partita IVA;
- invio della Comunicazione Unica attraverso il servizio Telemaco;
- procedere con l’iscrizione al registro delle imprese e procedere con il versamento dei diritti camerali previsti.
Oltre a questi adempimenti è possibile doverne aggiungere altri in base alla tipologia di prodotto o di servizio venduto. A prescindere da questo, è comunque opportuno ricordare che tra le prime decisioni da prendere c’è anche la scelta della piattaforma di pagamenti alla quale si decide di appoggiarsi. È possibile, infatti, che la stipula del contratto e l’attivazione possa richiedere qualche giorno prima di poter partire effettivamente con l’attività.
Gestione fiscale
Secondo quanto previsto dalla normativa e-commerce italiana la gestione fiscale di queste piattaforme dipende dalla tipologia di attività che viene svolta, dalle prospettive e dal perimetro fisico in cui viene fatto. Solo per citare un esempio, a seconda che l’e-commerce abbia come riferimento il mercato italiano, intra comunitario o extra UE è possibile che l’IVA debba essere gestita in maniera diversa.
Inoltre, la gestione fiscale dipende anche dalla forma dell’organizzazione che viene aperta e che, nella maggior parte dei casi, è una ditta individuale. Quest’ultima può rientrare in differenti regimi fiscali:
- regime forfettario
- regime semplificato
- regime ordinario
I tre regimi fiscali si differenziano, tra l’altro, per il volume di fatturato e la conseguente aliquota di tassazione che viene applicata. Ad oggi in Italia il regime forfettario - concesso a coloro che non superano incassi annuali per oltre 65.000€ - ha una tassazione più bassa, pari al 5% per i primi 5 anni di attività per poi passare al 15% dal sesto anno in avanti. Coloro che aderiscono al regime forfettario non devono applicare l’IVA e hanno una gestione contabile più agile e libera da numerosi adempimenti burocratici.
Il regime semplificato e l’ordinario, invece, presuppongono una tassazione IRPEF che viene stabilita in percentuale sul fatturato:
Fatturato | Aliquota IRPEF |
---|---|
0 - 15.000 € | 23% |
15.001 - 28.000 € | 25% |
28.001 - 50.000 € | 35% |
superiore a 50.000 € | 43% |
La scelta del regime fiscale dell’e-commerce deve essere presa con l’aiuto di un commercialista che sia di supporto nel prospettare tutti i vantaggi e svantaggi di ciascuna soluzione in funzione del business plan e del volume d’affari stimato.
Si ricorda che per poter condurre una gestione fiscale e-commerciale che sia compliant rispetto alla normativa vigente è obbligatorio acquistare e configurare uno strumento di fatturazione elettronica. La fatturazione elettronica è un sistema per l’emissione, la ricezione e la conservazione delle fatture e dei documenti tra clienti e fornitori, divenuto obbligatorio a partire dall’01 gennaio 2024. Nel caso degli e-commerce è possibile integrare il software di gestione delle fatture all’interno delle piattaforme per poter risparmiare ulteriormente i tempi di gestione di questa parte dei flussi amministrativi.
Termini e condizioni di vendita
Tra gli elementi da considerare quando si vuole aprire e gestire un e-commerce ci sono i termini e le condizioni di vendita: si tratta di un documento che non viene richiesto quando si vuole aprire un negozio fisico, ma che contiene e regola il rapporto di compravendita su internet tra venditore e l’acquirente tutelando entrambe le parti.
Affinché siano considerate valide le condizioni di vendita e-commerce devono soddisfare due criteri:
- il potenziale cliente deve avere la possibilità di prendere visione del documento prima di finalizzare l’acquisto;
- il potenziale cliente deve esplicitamente accettare i termini e le condizioni di vendita prima di procedere con l’acquisto di un bene o prodotto.
I riferimenti normativi per la scrittura dei termini e condizioni di vendita differiscono a seconda del target B2B o B2C. In questo secondo caso è necessario che nel documento siano presenti obbligatoriamente alcune informazioni:
- caratteristiche del bene che viene venduto, incluso il prezzo totale;
- promemoria circa la garanzia legale;
- modalità di pagamento previste
- modalità di consegna previste nel caso in cui si tratti di un bene o prodotto fisico, mentre se è un prodotto digitale bisogna esplicitare le informazioni per poterne usufruire.
Una delle parti più importanti dei termini e condizioni di vendita riguarda le modalità di pagamento: in particolare è necessario che il venditore espliciti quali sono i metodi di pagamento accettati (Paypal, bonifici bancari, carte di credito, wallet digitali, contrassegno) e informare esplicitamente se ci sono commissioni o spese aggiuntive (es: contrassegno o per le transazioni internazionali). Al tempo stesso, è essenziale anche fornire delle delucidazioni su quello che potrebbe accadere nel caso in cui venga richiesto un rimborso o in caso di mancato pagamento.
È chiaro quindi che per poter redigere i termini e le condizioni di vendita, come per poter avviare al meglio un’attività di commercio online che rispetti la normativa e-commerce, è essenziale individuare una piattaforma di pagamenti che consenta non solo di massimizzare i guadagni, ma offra anche un supporto a 360°. X-Pay di Nexi è la soluzione pensata appositamente per chi ha un e-commerce: permette infatti di incassare velocemente con oltre 30 metodi di pagamento da circuiti internazionali e mobile payments, oltre a fornire un supporto per la risoluzione delle controversie. Disponibile in tre differenti soluzioni - Xpay Link, Xpay Easy e Xpay Pro, l’imprenditore può selezionare ciò che meglio si adatta al suo volume d’affari e alle sue necessità di business.